POLITICA
Esercitazione in aula
Il commento

di Sofia Furlan
Siamo ormai arrivati al quarto sciopero nazionale dei trasporti in appena due mesi. Ci si aspetterebbe, a questo punto, che la politica si adoperasse per tentare di trovare una soluzione. Almeno un tavolo per discutere del rinnovo contrattuale, del taglio dei fondi al settore e del potenziamento delle misure di sicurezza.
Purtroppo invece che prendere la palla al balzo con proposte concrete si è deciso di aprire le solite polemiche, tentando di dividere il fronte. La presidente Meloni, in diretta da Budapest, si definisce la paladina dei diritti sindacali, molto più della “sinistra al caviale”, mentre svicola sul problema del taglio dei fondi. Aspetto che potrebbe essere affrontato dal ministro dei Trasporti, se volesse interessarsi alla materia. Mentre i tecnici del suo ministero si impegnano ad aprire un tavolo con i sindacati, il titolare del Mit Salvini si limita ad attaccare i lavoratori in sciopero e i disagi che procurano ai pendolari. Lo fa subito dopo il sopralluogo al cantiere per la realizzazione della galleria della Guinza, opera che andrà ad unire Marche ed Umbria.
Mentre i lavoratori scendono in piazza per chiedere più fondi e i rinnovi dei contratti noi restiamo in attesa del ritorno della Politica.
Da Nord a Sud venerdì nero
per i leader politici
“Sto male in realtà, ma non avendo particolari diritti sindacali, sono a Budapest per il Consiglio europeo a fare il mio lavoro.” Così ha ironizzato Giorgia Meloni rispondendo a un messaggio di Marco Osnato riguardo allo sciopero nazionale dei mezzi di trasporto pubblico.
Lo sciopero ha registrato un'adesione massiccia da parte dei lavoratori: da nord a sud del Paese si sono verificati numerosi disagi per la mancanza dei servizi di garanzia solitamente presenti. La protesta, indetta da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna per il rinnovo del contratto nazionale ha animato il dibattito politico, poiché l'assenza dei servizi minimi ha causato notevoli disagi ai cittadini,
a non poter più offrire un servizio di trasporto pubblico a causa dei turni di lavoro eccessivi e dei salari troppo bassi. Un altro tema centrale discusso durante questo sciopero è la sicurezza: i lavoratori del trasporto pubblico sono spesso esposti al rischio di aggressioni fisiche e verbali.
Anche il ministro Matteo Salvini ha commentato lo sciopero, definendolo un “danno al Paese”. Pur non volendo privare nessuno del diritto di sciopero ha criticato le proteste come un danno per la nazione, aggiungendo: “Sarà dunque l’ultima volta che accade uno sciopero del genere”. Critico il segretario Cgli Landini che attacca il ministro per non aver voluto evitare lo sciopero.
una situazione che non si verificava dal 2005.La battuta della premier ha infiammato l’opposizione. Elly Schlein, segretaria Pd, ha risposto prontamente: “Il clima di scontro e delegittimazione delle organizzazioni sindacali fomentato dal governo è del tutto inaccettabile”, “Meloni si occupi del salario minimo che ha negato a 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici” Schlein è scesa in piazza a Roma venerdì 8 novembre per difendere i diritti dei lavoratori del trasporto pubblico, denunciando il taglio delle risorse che compromettono la qualità del servizio. Maurizio Malorgio, segretario generale della Filt Cgil, ha sottolineato che l’Italia rischia di essere ’unico Paese europeo
di Riccardo Benfante
Sciopero dei Trasporti e partiti

Commissario per la ricostruzione dell' Emilia
Figliuolo, un futuro come 007
per il tecnico delle calamità
di Raffaele Maria De Bellis
Una promozione per il generale Figliuolo. Questo il possibile futuro dell’attuale commissario straordinario per la ricostruzione in Emilia. Meloni lo vorrebbe a capo del Dis, il dipartimento al vertice dei Servizi Segreti che coordina l’AISI e l’AISE, le Agenzie che si occupano di attività di intelligence interna ed estera. L’incarico in Emilia scadrà a gennaio 2025 – per la gioia di molti emiliani, viste le numerose polemiche sulla gestione dell’emergenza – e, se la sua nomina verrà confermata, dovrà attendere soltanto gli inizi di maggio quando, Elisabetta Belloni, attuale capo del Dis, terminerà il suo mandato.
Anche per lei, il prossimo futuro è più che roseo: alcune voci la danno come possibile sostituta al ministero di Raffaele Fitto, da poco nominato alla vicepresidenza della Commissione europea con delega alla Coesione e Riforme. Ma l’assegnazione del dicastero a Belloni è un’ipotesi che sembra convincere molto meno la Premier, che preferirebbe evitare rimpasti, rispetto alla nomina di Figliuolo come vertice del Dis. Tuttavia, anche in questo caso, alcuni ritengono che si opterà per una figura interna, affidando al generale un altro ruolo, ma sempre nell’ambito dell’intelligence.
Ad oggi, l’unica cosa certa è che il toto-nomine è già cominciato.
Albania, polemiche sulla cooperativa
I migranti lasciati a chi viola i loro diritti
di Martina Amante
Medihospes è la cooperativa vincitrice dell’appalto per la gestione dei Centri migranti in Albania, con un bando vinto di 133milioni di euro. Cooperativa sociale attiva nel settore dell’accoglienza migranti, è uno dei principali attori in Italia, gestendo oltre il 60% dei centri per migranti nel Paese. L’assegnazione dell’appalto alla cooperativa Medihospes non è priva di polemiche.
Secondo vari osservatori, tra cui Action Aid, la capacità di Medihospes di ottenere contratti vantaggiosi deriva dalla riduzione dei costi di gestione, che spesso si traduce in un peggioramento dei servizi per i migranti. I centri gestiti dalla cooperativa sono stati in passato al centro di denunce per sovraffollamento e condizioni inadeguate. Fabrizio Coresi di Action Aid ha sottolineato come «Solo con economie di scala e sacrificando i servizi, soggetti come Medihospes possono realizzare un ribasso consistente e accettare di gestire centri come quelli in Albania, dove i diritti delle persone accolte non sono al centro delle preoccupazioni».
Non è solo questo però a preoccupare e porre dubbi sulla gestione del Centro migranti in Albania, Medihospes ha fatto parlare di sé in questi anni. Innanzitutto perché avrebbe condiviso sedi e
iniziative promozionali con il gruppo “La Cascina”, uno dei soggetti al centro dell’inchiesta “Mafia capitale”.
Medihospes gestisce l'80% delle strutture ricettive su Roma. Tale concentrazione in mano a un unico soggetto gestore mina la capacità di controllo da parte della pubblica amministrazione. Può trovarsi cioè nelle condizioni di non poter fare a meno di questo soggetto, indipendentemente dalla qualità dei servizi che offre.Ad oggi, a conti fatti, l’Italia spenderà più di 85 mila euro per migrante per un totale approssimato per difetto di più di due milioni di euro. Ecco quanto è costata fino a oggi l’operazione Albania, lo «strumento innovativo» – così lo ha definito la premier Giorgia Meloni – per «contrastare l’immigrazione clandestina».Dati alla mano il centro messo su in Albania al momento è servito solo per infliggere più o meno una settimana di viaggio in più a ventiquattro naufraghi individuati di fronte a Lampedusa, trascinati in Albania e riportati in Italia perché – hanno stabilito i giudici – l’intera procedura è contraria al diritto europeo.
Interrogativi sulla trasparenza e sull’efficienza del sistema di accoglienza migranti dunque, mentre Giorgia Meloni scommette su questa operazione per contenere i flussi migratori.
di Elena Semeraro
Un modello che risale a decenni fa, parte di uno dei capitoli della nostra storia, (forse) chiuso. Eppure, la riserva militare è talmente al punto di diventare concreta, che nei giorni scorsi in commissione Difesa alla Camera è stato ascoltato il presidente Volker Reifenberger, deputato del partito della Libertà Austria, sul modello della riserva austriaca. «Un sistema che per noi presenta degli aspetti di particolare interesse come la riserva attiva – ha spiegato Nino Minardo (Lega), membro della Camera dei deputati – una forza di reazione dell'esercito austriaco da mobilitare in 48 ore».

La promessa è di un compenso che si aggira intorno ai seimila euro mensili, l’obbligo di 30 giorni di addestramento all’anno per almeno cinque anni, con il vantaggio di una riserva velocemente reclutabile. Una proposta allettante per i giovani, ma che porta con sé un bagaglio politico fatto di dissidi interni e problematiche sociali.
In un Paese che ha fatto della pace e della diplomazia principi cardini dal dopoguerra, la preoccupazione che adesso lo Stato venga militarizzato pericolosamente, non stupisce. La storia in fondo lo insegna e a pagarne le conseguenze spesso sono gli stessi cittadini. Non è soltanto una questione politica, ma anche una problematica sociale aggravata dall’aspetto economico. Da un lato, il governo è fortemente convinto che i pericoli che minacciano la tranquillità del nostro Pese prescindano da qualsiasi spesa. Dall’altra l’opposizione ritiene che i calcoli non siano stati ben fatti e che questo potrebbe causare seri problemi alle casse dello Stato.
Servono soldi per la formazione del corpo militare, per la sua gestione, denaro da investire affinché sia efficiente in poco tempo. Quali saranno i settori che ne pagheranno le conseguenze?
La sanità? Forse l’istruzione? Vedremo un incremento delle tasse? E il concetto di libertà?
In quale nuovo capitolo della storia del nostro Paese dovrà essere inserita questa parola?
Questi sono solo alcuni dei tanti interrogativi a cui adesso la maggioranza di governo è chiamata a rispondere e che rischiano di compromettere quei principi fondamentali e democratici su cui si basa la Costituzione del nostro paese.
Elly Schlein durante la manifestazione