Economia
Esercitazione in aula
Occupazione
di Sara Giannoni
Con la rielezione di Trump, aumentano le incertezze per il mercato del lavoro in Italia. Le sue scelte politiche, più orientate al protezionismo, potrebbero danneggiare settori strategici e rallentare le assunzioni, aggravando un mercato già fragile. Le restrizioni migratorie colpiscono duramente l’agricoltura, la ristorazione e l’assistenza, che dipendono da lavoratori stranieri. Anche le PMI, che rappresentano il 70% del tessuto produttivo italiano, potrebbero essere penalizzate. Secondo Eurostat, un calo dell’export rischia di portare a una riduzione delle assunzioni già nel 2024.
Il settore digitale risente già dei contraccolpi: LinkedIn segnala un calo del 10% nelle offerte di lavoro tech rispetto all'anno scorso, a causa dell'incertezza globale. Le aziende italiane stanno frenando nuove assunzioni e tagliando investimenti in ricerca. Se l’approccio protezionistico di Trump dovesse intensificarsi, l’Italia rischia un ulteriore aumento della disoccupazione, già al 7,9% nel 2023, con effetti negativi sui piani di crescita aziendali.
Trump e i dazi americani,
i rischi economici per l’Italia
L’ipotesi di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni 2024 diventa più reale, e rappresenta una minaccia rilevante per tutta l’economia europea e nello specifico per quella italiana.
Secondo alcune stime un aumento dei dazi per grandi esportatori come Italia e Germania potrebbe ridurre le stime di crescita del PIL di un punto percentuale colpendo le esportazioni italiane e la ripresa economica europea. Una simile politica doganale andrebbe a danneggiare notevolmente i paesi esportatori. Un sistema fiscale così favorevole incentiverebbe la produzione interna americana, rendendo il mercato USA ancora più competitivo e mettendo
hanno superato i 50 miliardi di euro. L’incremento dei dazi potrebbe essere cruciale per meccanica e agroalimentare, i quali subirebbero le ripercussioni più severe. Anche per l’alta moda e il lusso, rappresentato da marchi iconici come Prada, Gucci e Ferragamo che potrebbe vedere la loro competitività erosa negli Stati Uniti. L’Italia rischia di essere tra i paesi più penalizzati perché molte delle sue piccole e medie imprese dipendono dal mercato americano per la vendita di prodotti di alta gamma. Se questo scenario si dovesse realizzare l’Italia dovrà ripensare alle proprie strategie per mantenere la competitività del Made in Italy in un contesto globale sempre più incerto.
ulteriormente sotto pressione i prodotti esteri, soprattutto quelli europei.Le stime più pessimistiche qualora ci fosse un aumento del 10 percento sulle esportazioni sono quelle di un rallentamento della crescita europea che potrebbe raggiungere 1,5 percento entro il 2028.
Un aumento sui dazi di questa portata su tutte le importazioni verso gli Stati Uniti costerebbe all’Italia dai 4 ai 7 miliardi di dollari in più all’anno, penalizzando notevolmente il Made in Italy. Gli Stati Uniti sono attualmente un mercato di riferimento per il Made in Italy con un’incidenza 10,7% sul totale delle esportazioni italiane. Nel 2023 le esportazioni italiane verso gli USA
di Cristina Sarais
Le nuove barriere commerciali annunciate minacciano settori chiave e rischiano di rallentare le assunzioni, aggravando i problemi occupazionali
Bonus Bebè
Manovra, micro interventi
per grandi sfide
di Claudio Ceccarelli
Tra le misure della manovra di bilancio l'incentivo una tantum di 1.000 euro per le famiglie con Isee inferiore a 40mila euro, aumento del bonus asilo nido e l’estensione del congedo parentale. Il bonus bebè rappresenta una misura deludente per i milioni di italiani che desiderano formare una famiglia. Le politiche per incentivare la natalità sono sempre state poco efficaci e questa disposizione, oltre a non stimolare adeguatamente i giovani a fare figli, rischia di generare un danno alle finanze pubbliche.
Secondo uno studio di Federconsumatori, nel 2024 il costo per mantenere un bambino nei primi 12 mesi oscilla tra 7.431 e 17.586 euro. Se l’obiettivo fosse davvero sostenere le famiglie, sarebbe necessario pensare a politiche strutturali e continuative, che non si limitino a un bonus una tantum, ma che creino un ambiente favorevole alla formazione dei cittadini di domani. Investire in scuole, asili nido, sport, università significa fornire alle famiglie gli strumenti per costruire un futuro solido, fatto di opportunità concrete e di un welfare che accompagni il percorso di vita di ciascuno. Gli investimenti devono essere strutturali e non limitarsi a bonus temporanei destinati a scopi elettorali. Solo così si potrà davvero dare fiducia e speranza a chi sogna di mettere al mondo i propri figli.
Fondi Ue
Giorgetti al lavoro per modifiche
al disegno di legge di bilancio
di Vincenzo Di Cioccio
Governo sotto pressione dopo le richieste della stessa maggioranza di apportare modifiche alla legge di bilancio, ora in discussione alla Camera. Avanzati alcuni emendamenti che prevedano il taglio del canone Rai, revisione delle pensioni minime e nuove norme sul Superbonus.
La maggioranza potrebbe discutere queste e altre modifiche già dalla prossima settimana. Ma il Ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato in un’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato che la misura principale della manovra è al sicuro.
Questa prevede la riduzione della pressione fiscale per i redditi inferiori a 40.000 euro, attuata attraverso la revisione delle aliquote Irpef, che passeranno a 23% per redditi fino a 28.000 euro, a 35% per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro, e a 43% per quelli oltre 50.000 euro. Tra le principali proposte di emendamento si ipotizza una deroga per i Comuni alla limitazione del turnover nella pubblica amministrazione prevista per il prossimo anno.
L'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) sta facendo pressione per ottenere questa deroga, evidenziando i potenziali rischi per i servizi essenziali offerti dalle amministrazioni locali, come la protezione civile, la polizia locale, e l'erogazione di servizi educativi, scolastici e sociali.
Forza Italia ha avanzato la proposta di innalzare le pensioni minime, attualmente stabilite a 614,77 euro. La manovra approvata dal Consiglio dei Ministri prevede un aumento del 2,2% per il prossimo anno, portando l’importo a 617,89 euro. Nel 2026, invece, l’incremento scenderà all’1,3%. Nonostante ciò, queste cifre sono considerate ancora inadeguate, specialmente da Forza Italia, che ha posto l’aumento delle pensioni minime al centro della propria agenda. È possibile che l’importo possa essere ulteriormente portato a 620 euro, con la prospettiva di un innalzamento fino a 630 euro.
La possibile modifica, che coinvolgerebbe circa 1,8 milioni di pensionati, richiederebbe però risorse supplementari rispetto ai 290 milioni già stanziati per il prossimo anno. Il partito di Tajani si è anche opposto alla richiesta della Lega di ripristinare la riduzione da 90 a 70 euro, ma Tajani ribadisce che non era negli accordi di governo. Situazione che ha creato imbarazzo all’interno della maggioranza. Il termine per la presentazione degli emendamenti alle misure proposte è stato fissato per il 7 novembre. A seguito delle modifiche in discussione, il Governo sarà chiamato a rivedere le stime di spesa per il periodo 2025-2027, che, secondo le previsioni di metà ottobre, ammontavano a 105 miliardi di euro per l'intero triennio.
Dopo quattro mesi di negoziati è finalmente stato approvato il rinnovo del contratto degli statali relativo al triennio 2022-2024. Il contratto interessa 195mila dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici come Inps, Inail, Aci e così via. Le sigle firmatarie hanno raggiunto la maggioranza, anche se con solo il 54,6% dei voti: l'ipotesi di contratto è stata sottoscritta dalla Cisl-Fp e dai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, mentre il no è arrivato da Fp-Cgil e Uil-Pa, coi segretari Sorrentino e Colombe che
sostengono che i lavoratori pubblici "meritano salari adeguati e non di vedere riconosciuto solo un terzo dell'inflazione record registrata nel 2022-24".Il nuovo contratto introduce numerose novità. Il testo prevede innanzitutto un aumento mensile medio a regime di 165 euro per tredici mensilità, pari a un incremento del 6%, a cui si aggiungono circa mille euro di arretrati.
Paolo Zangrillo, ministro per la Pa
Dal punto di vista organizzativo la svolta più importante riguarda l'introduzione della settimana corta, inizialmente su base volontaria, seppur le 36 ore settimanali siano mantenute. Il nuovo contratto allarga la possibilità di fare smart working fino al superamento della quota di presenza. Questo vale in particolar modo per i dipendenti con esigenze di salute o che assistono familiari con disabilità gravi ai sensi delle legge 104 o per genitori con bambini piccoli, per cui è possibile estendere il numero di giorni di attività resa in modalità agile rispetto a quelle previste per il restante personale. Infine, il testo spinge verso l'age
management, così da arrivare, sottolinea il presidente dell'Aran Antonio Naddeo, a un nuovo patto intergenerazionale.
Soddisfatto del testo il Ministro Zangrillo, che sottolinea le risorse importanti che arriveranno nelle tasche dei lavoratori e, a chi teme una vulgata sui dipendenti pubblici fannulloni, risponde: "Io dico no a questa narrazione e sto lavorando per migliorare l'immagine della Pubblica amministrazione.
Gli strumenti di flessibilità sono opportunità che non si devono tradurre in disservizi per cittadini e imprese".